domenica 23 novembre 2008

Per me...


Oggi ho scoperto il piacere di una domenica di piccole cose famigliari. Che da tanto tempo tenevo lontane da me da apparirmi, oggi, straordinarie. E dire che lo sapevo che ogni attimo ha un valore che ogni colore, suono, odore ha un peso in questa nostra vita. Lo sapevo, ma per mesi credo avevo fatto finta di non ricordarmelo. Oggi così per puro caso o per profondo bisogno ho passeggiato nuovamente per il mio paese, quello d’origine. Con gli occhi aperti. Non è molto distante da dove vivo, eppure ci passo sempre così di corsa e così distratta. La gente stava seduta negli angoli caldi del solito bar e sembrava a casa, sembrava in famiglia. Ho visto persone cambiate e ragazzini diventanti adulti, bambini nati…Forse, per tanti motivi o temo per uno solo, ho trascorso gli ultimi tempi della mia esistenza assorbita in cose importanti di sicuro, ma che ne hanno escluse delle altre altrettanto necessarie per rendere il mio presente completo. E allora oggi è per me un secondo intervento, come quello che quattro anni fa ha portato via il cancro e mi ha rigettata con occhi nuovi nella vita. Quei colori, quell’aria fresca ricordo la respirai con polmoni diversi e così ho fatto oggi. Riflettevo: ogni giorno si può guarire da un cancro e ogni giorno si può rinascere. Ogni giorno rischiamo di portarci dentro un cancro che mangia e succhia energie. E spesso non lo vogliamo vedere, perché se trovassimo il coraggio di aprire gli occhi dovremmo affrontarlo. Trovare una qualche cura. Il mio attuale “cancro” non ha colpa, come mai ne hanno avuto quelli che lo hanno preceduto. Lui è lì perché mi doveva insegnare qualcosa. L’ho cercato e l’ho desiderato, l’ho difeso, l’ho amato perché in quel momento era ciò che volevo. Poi piano a piano le cose cambiano e mi sono ritrovata ad aprire gli occhi: ho imparato, la lezione è finita e allora grazie, è stato bello, ma oggi ti vedo per quello che sei, un “cancro” dei più mortali. Non è colpa tua, perdona, non è nemmeno colpa mia. Ma adesso basta perché adesso sì che mi farei del male, oltre il limite di ogni guarigione. Il mio “cancro” oggi ha dovuto accettare che esiste il sole, i ragazzi che diventano adulti e i bambini che nascono. Ha dovuto fare i conti con la mia voglia di famiglia, di cose antiche di quand’ero bimba, come una passeggiata in silenzio nel cimitero, o una carezza fatta ai miei nonni. Oggi il mio "cancro" non ha più succhiato, perché oggi ho preferito vivere.

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