martedì 17 novembre 2009

Ti aspetto....


Non avrei mai voluto scrivere per questo, ma come si fa a dire “ciao” a qualcuno che non ti può più sentire? Lo si dice lasciando parlare il cuore e guardando le stelle, ma io ho bisogno di dirlo più forte questo” ciao” e di dire anche “grazie” e dire anche “a presto”. Perché avrei dovuto farlo giorni fa, e adesso non posso più. Perchè sono certa, o almeno lo spero con tutto il cuore, che ci sarà un giorno in cui aprirò la porta di casa e ti farò entrare. Girerai per le poche stanze del mio nido che tu non hai ancora visto e ti mostrerò come l’ho voluto arredare, i colori che ho scelto, i profumi che lo riempiono. Ti mostrerò quel “nuovo cielo” che qui ho trovato e che tu avresti saputo capire ed apprezzare, perché infondo era simile al tuo.

Quel giorno che arriverà ti farò entrare nella mia casa e ti mostrerò i due grandi quadri che mi hai regalato, appesi davanti ai miei occhi da appena un mese e che da oggi sono ciò che mi resta di te: dei papaveri che tu hai dipinto per me, pensando a me, per dirmi grazie di esserci stata, un tempo. Per farmi una sorpresa dopo cinque anni dalla nostra malattia, che abbiamo condiviso e superato insieme. Un mese fa, Paola. Quasi tu avessi saputo che sarebbe stato “per sempre”, un grazie quotidiano che mi hai voluto lasciare quasi avessi saputo che da quel sonno non ti saresti risvegliata più. Un grazie che io ho ricambiato distrattamente con un bacio da nulla, un niente rispetto a quello che sento di doverti ora. Ora li osservo i tuoi papaveri e non sai quanto mi dispiace di non averti mai fatto vedere quanta luce essi portano nella mia stanza. Penso alla tua bambina che già sente il dolore dell’assenza della tua voce. A tuo marito che ti ha salutata prima di quella operazione, che avrebbe dovuto regalarti un altra volta un nuovo cielo, con la promessa di un felice Natale e che oggi vede la tua vita riposarsi muta sopra un letto di ospedale. Paola: penso anche a noi e mi spiace, non sai quanto. Ci siamo toccate così tante volte negli anni della mia crescita, ci siamo avvicinate nei mesi del nostro comune dolore e delle nostre simili paure e della nostra uguale fede nella vittoria, ci siamo allontanate per concentrarci ognuna nella sua personale risalita: dopo cinque anni mi hai ricordato che un legame suggellato dalla compassione e dalla comprensione resta indissolubile per sempre. Lo hai fatto dipingendo per me, dedicandomi ore della tua preziosa vita, dei papaveri di un rosso amore su un giallo allegria. Così mi hai resa speciale per te e ti ringrazio perché solo ora, lo ammetto, lo capisco così bene.


So che nel tuo silenzio tu hai deciso di riposarti. So che eri stanca di lottare. So che avresti voluto vivere…spero con tutto il cuore che il miracolo accada e che il dio in cui tanto tu credi ti riservi ogni bene.

Ciao Paola, benvenuta a casa mia. Hai visto i tuoi papaveri, che luce che fanno?

(Il papavero anticamente era il simbolo del sonno. Il dio Morfeo veniva infatti rappresentato con un fascio di papaveri fra le braccia. E' simbolo di oblio, di sonno dei sensi e del cuore. Oggi il significato del papavero è quello della consolazione, ma anche quello della semplicità


1 commento:

Anonimo ha detto...

Ti esprimi meravigliosamente, anche se nel dolore che hai descritto di meraviglioso non c'è niente.
So per esperienza diretta che in momenti come questi non ci sono parole che possano alleviare un dolore così grande.
Anche se vi eravate allontanate fisicamente, la condivisione di un percorso pieno di insidie vi ha fatte diventare l'una parte dell'altra, per sempre, in un legame che nemmeno la morte spezzera' per sempre.
Coloro che abbiamo amato non li abbiamo perduti perche' piu' forte della morte e' l'amore, dice s. Agostino.
Continuerai a sentirla vicina, anche al di la' di quei quadri che lei ti ha regalato.
I papaveri mi riportano alla mia infanzia quando trascorrevo le estati in campagna dai miei nonni, e i prati ne erano ricolmi.
Allora non pensavo certo a cosa potessero significare, ora so che simboleggiano la consolazione, il segno tangibile del sacrificio non vano.
Spesso dedicato ai caduti in guerra.
Come Paola, che era stanca di lottare, ma che avrebbe voluto vivere, e io in confronto a lei mi sento veramente piccola e misera.
Anche nei tuoi confronti, per il poco rispetto che ho della mia vita.
Grazie per questa testimonianza, l'hai scritta perche' ti sentivi in dovere verso Paola, ma contemporaneamente mi hai anche dato uno scossone.
Quello di cui ho bisogno per uscire dalla mia gelida immobilita'.
E ricorda che, ovunque lei sia adesso, ti sente, se le parli con il cuore.
Una preghiera anche da parte mia perche' possa riposare in pace, e per quella bambina costretta a rinunciare all'abbraccio piu' importante della sua vita.
Ti sono vicina
Donatella