
Mario è il mio lettore preferito, quello a cui sono affezionata in modo particolare. E non per i suoi 96 anni di età trascorsi in salute; e nemmeno per i suoi 30 anni di vita e di amore vissuti in e per l’Africa delle guerre e del lavoro. Mario è il mio lettore preferito perché non ha paura di osare nemmeno a 96 anni, di credere che di tempo ne ha ancora molto davanti, di ribellarsi contro un corpo che non tiene più la grinta dei pensieri sempre in movimento.

Fa sorridere, di dolcezza, ma Mario vuole lasciare un segno e raccontarsi. Così negli ultimi quattro anni - mi ha confidato - ha dedicato giorni e notti a prendersi appunti, a organizzare centinaia di foto, a ricostruire la sua vita: la mia vita raccontata dall’età di 3 anni, è fiero di sottolineare.
Mario è un mondo di altri tempi. Entrare in casa sua è stato come entrare in un continente in bianco e nero, dal sapore della polvere gialla e della pelle scura, della povertà e dignità di un Africa che ha attraversato i decenni. Mario ha creato il suo personale museo fotografico appiccicandolo letteralmente alle pareti di casa sua. “L’ho fatto perché non mi hanno voluto allestire una mostra in paese”, non dimentica di rimarcare. Ovunque Africa. Al centro della stanza, ruotando su me stessa, ho fatto un giro di 30 anni tra la storia privata di questo mio nuovo amico e quella pubblica di un continente che non ho mai visto. Per Mario quella piccolissima macchina fotografica regalatagli nel 1935 da un altro militare è stata l’arma con cui ha mostrato il suo amore per questo paese. “Viaggiavo con il fucile da un lato e questa macchina fotografica nascosta sotto i vestiti dall’altro. Ma – mi dice Mario – credimi che il fucile non ha mai sparato”.
Poi mi accorgo di un altro particolare e gli chiedo: “Mario, quanti fiori a casa tua?”. Lui sorride e dice: “Quando passi 30 anni nel deserto, ritorni e cerchi i colori e la vita in ogni cosa”. Ricordi… paure e difficoltà, le guerre, la prigionia, poi il lavoro e la famiglia…il ritorno in Italia. Gioie e dolori che hanno attraversato un secolo. Ora è tutto nero su bianco e se gli chiedo “Mario, qual è il tuo desiderio per questo diario? Che destino vogliamo dargli?”. Alza le spalle e dice commuovendosi “E’ un’eredità per mia figlia”.
Ma la sua è una storia, credimi, che vale davvero. E spero che in molti potranno leggerla.
P.s. Avrei voluto chiedergliela, una foto della sua Africa. Avevo con me la macchina fotografica, perchè avrei voluto chiedergli una sua foto per il blog...per rispetto ho richiuso l'album.
Le foto sono tratte da www.gemata.it e www.videopoli.com
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