martedì 10 giugno 2008

"No grazie"...



“Ho percorso quei venti minuti di strada che mi separavano da casa mia non so nemmeno io in che stato. Ho fumato così tanto in quei venti minuti. Era anche quello un gesto della mia normalità. Eppure è stato lì che ho iniziato a vedere dentro quel filtro che tenevo stretto tra le dita un nemico. Due giorni dopo avrei lanciato l’intero pacchetto fuori dal finestrino. E non ne avrei più acquistato un altro fino a circa un mese dopo. Non ho smesso di fumare. Non ancora. Ma non riesco più a farlo con la leggerezza e l’incoscienza di prima. Ora mi succede perché ancora non riesco ad essere più forte di questa dipendenza psicologica”.


(da Mi riprendo il biglietto. Un nuovo cielo dopo la chemio)




Foto da www.blog.panorama.it

Era il 6 agosto del 2004, giorno in cui ricevetti la diagnosi. Percorso in macchina: Centro di riferimento oncologico di Aviano (Pn) – Cordenons (Pn), casa. Venti minuti di tempo per non so quante sigarette bruciate tra i mille pensieri che la malattia, arrivando, aveva portato con sé. Non potevo non scriverlo, nel libro. Era un diario con me stessa, e con sé stessi si deve essere sinceri, perciò non potevo omettere che ero una fumatrice e che lo sono stata anche dopo. Anche se ammetterlo mi bruciava, letteralmente.
Ho iniziato all’età di 25 anni, da stupida e la cosa più stupida era che ero consapevole di esserlo. Eppure lo feci. Come tanti, dentro quel filtro ci vidi l’essere grande, forte, femmina…chissà, magari non fu neppure questo. Ciò che conta è che sono stata una fumatrice e oggi non lo sono più. Da quattro mesi. Troppo poco? Direi di no.
Perché per me sono stati sufficienti per farmi assaporare la sensazione di potere, su sé stessi e sulla propria vita, che l’abbandonare il fumo mi ha riportato. E voglio scriverlo, perché ora sono pronta.
Non è stato difficile, anzi. Ma ammetto che l’idea resta e quando fa capolino, dopo una cena con amici oppure seduta in terrazzo ad ascoltare la sera, resta sempre una tentazione. Resto sempre un ex fumatrice. Però in quel punto mi accorgo anche che: basta non accenderla. E’ semplice: appena dici a te stesso “no grazie” la tentazione scema. Perché capisci che ne basterebbe una per ricadere nella dipendenza. E allora, non è il fastidio per il salasso economico che comporterebbe, né per l’odore che ritornerebbe ad avvolgere te, i tuoi vestiti, la tua persona, né … diciamolo, non è neppure la paura del cancro, anche quando lo hai già avuto, a trattenerti. Il segreto è capire che, davvero, da quella sigaretta hai solo da perderci e niente da guadagnarci. Per me almeno è così e, garantisco, che la sensazione che più mi ha elettrizzata nei primi giorni di “astinenza” è stata proprio quella di essere tornata libera. Con più tempo a mia disposizione, con meno “barriere di fumo e odore” tra me e gli altri, con più soldi in tasca e soprattutto, soprattutto con la mente libera e lucida. Davvero, a me è successo. E quell’astinenza non è stata poi così difficile da superare, fisicamente. Mentalmente resta ancora, inutile negarlo, ma a poco a poco cala e capita sempre meno spesso. Del resto anche il fumo è tossico-dipendenza, piaccia o non piaccia. Oggi mi sento sempre di più una “non fumatrice”, e sempre di meno una “ex fumatrice”. C’è differenza, così come c’è differenza tra “obbligo” e “piacere”: dire addio al fumo, non è un obbligo, una fatica, una questione di imposizione. E’ un piacere, perché, mi ripeto, c’è tutto da guadagnarci e nulla da perderci. Primo guadagno:l’autostima. Poi la salute, delle migliori relazioni sociali e perché no, anche qualche soldino in più da spendere per volersi bene.


Confesso che non è tutta farina del mio sacco. Io ho solo voluto provare a dare retta ad un libro, famoso oramai tra tanti ex/non fumatori, così solo per gioco.
Poi è successo che, di fatto, dal 1 febbraio il gioco sta funzionando. Meglio così.
Qual’è il libro? Scrivo qui di seguito i riferimenti.
Sembra una cosa sciocca: non lo è.
E comunque: non si ha nulla da perdere. Ma tutto da guadagnare

È facile smettere di fumare se sai come farlo
Carr Allen
2004, 192 p.,3 ed.
EWI

http://www.easywayitalia.com/libro.htm



Oggi se dovessi mettere mano a quella pagina del mio libro, aggiungerei questo.

Nei mesi e negli anni che seguirono all’operazione la mia paura che tutto potesse tornare, in qualche modo e in qualche punto del corpo, era alimentata, subdolamente, quotidianamente, da quella sigaretta che non riuscivo ad abbandonare. La tenevo tra le mani e sapevo che, magari non sarebbe stata proprio colpa sua, ma di certo avrebbe contribuito ad aumentare il rischio. Lo sapevo eppure ogni volta che l’accendevo, mi ripetevo: la prossima smetto. E il tempo passava. E fumare diventava un farmi del male da sola, più di prima. Oggi, quando guardo quel pacchetto che ancora gira per casa e sento che non mi appartiene più, mi sento più leggera. Oggi va meglio anche la mia relazione con il cancro. Abbiamo messo un po’ più di distanza tra noi due: ci guardiamo, ma un po’ più da lontano. So che a lui non garba molto. So che perde potere, almeno sulla mia mente. So che non vorrebbe. Ma anche questo è il mio modo per difendermi da lui. Oggi mi prendo cura di me stessa.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi permetto di aggiungere che ti sei dimenticata di citare il tuo adorato ex collega, fulgido esempio di ex fumatore

Anonimo ha detto...

ciao

Anonimo ha detto...

Ciao sono il: in arte Sergio della panka. Non ti nascondo che il fumo per me è diventato un problema. Ho smesso con cose più impegnative ma con lui no. Forse perché mi piace ancora. Vedremo se mi capiterà tra le mani il libro.. Ciao concittadina
gueri 06