lunedì 23 giugno 2008

Quando la rabbia diventa determinazione...







Profili dalle candide sfumature erano i suoi seni
Ed i morbidi fianchi
E quella piega del collo
Come la rendeva sogno tra le bianche lenzuola!
Un vento tiepido il suo respiro
Onde potenti i suoi sguardi
Il sorriso!
Era l’eterno tra le sue braccia






MONICA GUERRITORE (attrice)
Per venire da voi ho preso l’aereo. Ne ho sempre avuto paura, prima. Ma dopo ciò che mi è successo, lo prenderò sempre.La paura, quella, mi esce fuori, ancora, solo la notte, quando spengo la razionalità.

ROSANNA D’ANTONA (prima donna operata di tumore al seno allo Ieo, 1994)
All’epoca non volli comunicare ai miei clienti la mia malattia. Non volevo dare loro l’impressione che la loro consulente potesse vacillare. Ma ho condiviso con le mie figlie il percorso, perché è importante poter contare su qualcuno che è disponibile a seguirti.

GINA RUBBIO (infermiera ed ex paziente oncologica dello Ieo)
Nei reparti di oncologia si arriva a toccare l’anima dell’altro, comunque. Ma quando provi capisci davvero. Dopo la mia malattia ho portato nel mio lavoro il mio sentire.

CHIARA TONELLI (genetista e ricercatrice universitaria)
Da donna di scienza dicevo “si è sbagliato anche Veronesi!”. Io non volevo avere la tegola in testa; io volevo comandare il male. E’ un modo per dimostrare che il tumore non ci frega, ma che siamo noi a fregare lui! Il cancro è una terapia d’urto contro le insicurezze!!!


ADELE PATRINI (Presidente Centro Ascolto Operate al Seno Varese)
Ci sono lutti culturali e affettivi, e il cancro li mette insieme. La rabbia accompagna l’incontro: per non sentirmi all’altezza dell’avventura, per non avere voglia di scendere in campo. Oggi il mio cancro lo sento come un compagno della mia squadra e non di quella avversaria. La rabbia ancora c’è, ma diventa determinazione.

Ho preferito iniziare così, dando la parola a quelle donne che mercoledì scorso, 18 giugno, erano sul palco accanto al prof. Umberto Veronesi e alla d.ssa Maria Giovanna Gatti, presidente di Europa Donna a parlare loro di noi: donne operate al seno!! In ognuna di loro, c’era un pezzetto della mia avventura durante e dopo la malattia.
A Milano, al primo incontro nazionale tra l’Istituto Europeo di Oncologia e le donne operate al seno, c’ero anch’io. E’ stato davvero grande: grande il numero di noi partecipanti (un migliaio, hanno detto), grande la complicità spontanea che ci legava, grande la voglia di fare gruppo e di condividere un esperienza che, davvero, seppur con nomi, tempi e percorsi diversi, ci rendeva così tanto uguali l’una all’altra. Grande il sentirsi rispettate ed ascoltate come persone da un istituzione medica, che da noi voleva sapere in prima voce “cosa ci era successo”.
Ebbene, si è parlato di tutto e di tanto. Interessante il convegno medico del mattino, emozionante il momento delle testimonianze: ma per me è stato forte, davvero forte, soprattutto il toccare con mano quanto potere ha l’essere donna!!
Ho 33 anni e solo da poco mi sono guardata allo specchio è mi sono accettata come donna: non più ragazza, ma donna. Donna che sa dare, tanto, ma che impara anche a chiedere, a prendere…Donna che soprattutto, impara a cercare nella sua femminilità, dentro sé stessa, non più fuori da sé, quella forza che ci rende uniche rispetto all’uomo. Forti eppure fragili, pronte a compensare e non a competere con l’altra metà di noi. Il cancro, il percorso di promozione di questo libro, giornate come quella di Milano mi stanno consegnando questa nuova consapevolezza. E così, come è stato detto: la rabbia lascia il posto all’accettazione e diventa determinazione!!!


“Credo che qui, oggi, abbiamo costruito una vera comunità: quella della malattia condivisa.
In ciascuna di noi, seppur con nomi diversi, c’è stata una esplosione.
A ciascuna di noi hanno tagliato i fili dell’aquilone.
Il cancro ci ha tolto la progettualità e ci ha lasciate sospese.
Ma ci ha anche concesso uno scarto morale nella nostra vita: non solo, dopo si continua a vivere, ma si vive anche in modo più ricco.”
(Monica Guerritore)

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