mercoledì 29 ottobre 2008

L'abbraccio che non sai...

Ieri sono ritornate le crisi. Da tempo non mi venivano a trovare. Credo di averle tenute lontane con la distrazione in cose che negli ultimi tempi si sono rincorse nella mia vita e io dietro a loro. Poi è bastata una serata uggiosa, il primo vento freddo, una notizia brutta…ed eccola “la crisi”. Da tempo non tornava ed io a pensare che ce l’avevo fatta. Ed è così, davvero, ce la sto facendo ogni giorno che passa, ma a volte, a momenti, è più dura che in altri e allora, controvoglia, la faccio entrare in casa. La crisi.
E’ per me uno stato emotivo contraddittorio, l’inquietudine di dare fastidio persino a me stessa e l’urgenza che tutto passi in fretta, che torni la leggerezza di tutti i giorni. Il non sapere da dove è arrivata. Il non sapere a cosa essa serve. Il non sapere cosa dirle. Il bisogno di aggrapparmi a qualcuno e la consapevolezza che neanche così serve a qualcosa perché siamo solo Io e la Mia Paura…è un dialogo interno che usa un linguaggio silenzioso e subdolo. Sporca ogni cosa bella, così come fa il cancro. Più del cancro. E’ una battaglia tra me che mi convinco che basta pensare positivo e lei che mi sussurra e “chi te lo assicura”? Stanca, stanca da morire…


“Mi avevi detto che non avevi più paura”.
Come faccio a farti capire che non è così semplice? Che era la verità allora, ma che lo è anche adesso?

“Lo sai che non so cosa fare in questi momenti. Non posso permetterti di avere paura”
Come faccio a ringraziarti della tua protezione e al tempo stesso a dirti che non puoi evitarmela questa paura e che fa più male se anche tu scappi? Che a volte ho bisogno che venga fuori questa emozione, perché non mi logori silenziosamente? Che una volta fuori, passa…

...ma tu, intanto, dammi la mano dolcemente , gentilmente, amorevolmente. Grazie per la tua comprensione...


Non so, a volte credo di essere presuntuosa. A volte spero di fare del bene. A volte, come ieri, non credo e non spero nulla, ma sento paura. E allora pretendo l’ascolto che un uomo non riesce a darmi. O una stretta di braccia che non mi farebbe sentire sola, ma che vorrebbe dire ancora di più che ho un problema. Pretendo la normalità, ma a volte è vero “resto innamorata del mio cancro”.

Oggi comincia ad andare meglio. So che uscirò a momenti, berrò il mio caffè al bar, darò un’occhiata ai giornali e comincerò a pensare alle notizie da dare oggi al giornale. Ho da prendere anche il regalo a mio padre, è il suo compleanno…Oggi comincia ad andare meglio davvero e so che passerà. Come vorrei però che questa altalena di alti e bassi ad un centro punto si fermasse.

E comunque oggi è la prima volta dopo anni che riapro il cuore alle paure e scrivo di loro …

1 commento:

Anonimo ha detto...

AMARE AMARE SEMPRE LA PERSONA CARA ANCHE QUANDO LA SUA VITA STA FUGGENDO. IL BREVE SCRITTO A SINISTRA DI QUESTO BLOGGER RIPRENDE COMPLETAMENTE IL MIO COMPORTAMENTO DURANTE LA MALATTIA DI MIO MARITO LUCA CHE ORA NON C'E' PIU'. NON HO MAI SMESSO DI AMARLO E DI MANIFESTARGLIELO IN TUTTE LE MANIERE FINCHE' E' STATO IN VITA. NON HO MAI PENSATO ALLA SUA MORTE QUANDO ERO CON LUI ED ERA TERMINALE COME LO DEFINIVANO I MEDICI,LO STESSO MENTRE MORIVA, IO LO CONSOLAVO LO STRINGEVO E GLI DICEVO CHE ERA SOLO UN BRUTTO SOGNO QUELLO CHE STAVA FACENDO E SI POTEVA FIDARE DI ME COME SEMPRE. COSI' HO SENTITO IL SUO ULTIMO RESPIRO E NON SAPEVO CHE SAREBBE STATO IL NOSTRO SALUTO. TUTTO E' FINITO DENTRO AD UN ABBRACCIO.
SANDRA