lunedì 7 febbraio 2011

Mi interrogo ...

E’ la vita, quella frenetica ed impegnativa che osservavo oramai sei anni fa dalla finestra di casa nell’attesa che fosse nuovamente la mia vita, che oggi che ci sono nuovamente dentro mi soffoca e mi confonde. Eppure ha cose che all’epoca, con un cancro in corpo, non avevo. Eppure proprio quelle stesse cose mi distraggono dalla vita vera che all’epoca mi sentivo pulsare in petto, perché mi impediscono il silenzio e la quiete del corpo e della mente. In questi giorni mi preparo all’ennesima serata di presentazione del mio libro, l’unico che io abbia fino ad oggi scritto, e mi interrogo. Da sei anni non ho addosso il cancro, da tre parlo del cancro … più passa il tempo più le sensazioni si allontanano e resta la paura che si nasconde dietro alla voglia di non parlarne più, di parlare di altro, di qualcosa di diverso. Una paura che però non mi concede la leggerezza che servirebbe per farlo davvero: e così mi sento stagnare come in un limbo, senza colpe ma anche senza merito. E’ la paura che tutto ritorni, ma è per paradosso anche la paura di vivere finalmente e davvero. Quasi che, a lasciare andare il passato, a non tenerlo più sotto controllo, esso ritornasse a colpirmi alle spalle, a punirmi. Ma allora se questa è paura perché parlarne ancora con la presunzione di essere di aiuto?Chiudere o proseguire, mi impongo, ma nel mezzo a tenermi bloccata è la sensazione di tradire. Tradire chi come me all’epoca stava male, chi come me all’epoca aveva necessità di non sentirsi l’unico, chi come me all’epoca aveva bisogno di credere che tutto sarebbe passato. Scrivendo ho preso un impegno, ed oggi che non me la sento più come prima mi sembra di venirne meno. Mi sto preparando alla serata e mi chiedo che cosa potrò ancora dire di quell’anno trascorso a superare l’ostacolo della malattia. Vorrei lasciare parlare le mie pagine: là c’è ancora quella giovane donna che poteva capire chi oggi sta male a causa di una brutta diagnosi. Là dentro c’è tutta l’autenticità del sangue che mi pulsava in vena, mescolato al rosso colore della chemio. Dolore? Paura? Smarrimento? Rabbia? Tristezza? Confusione? Sì le conosco ancora, una ad una queste emozioni: ma oggi sono diverse, oggi non posso più attribuirle al cancro, non solo ad esso per lo meno. Lo dico per onestà: ho imparato tanto da quanto mi è successo, ma è anche questa una lezione che va ripetuta ogni giorno perché resti davvero. Le tabelline, ai tempi della scuola, erano per me bambina pane quotidiano: le recitavo con la convinzione che fossero verità assoluta, non le ho mai messe in discussione. Oggi non le ho scordate, ma a suon di non ripeterle più e di usare computer e calcolatrici nel recitarle, ogni tanto, mi capita di inciampare in un dubbio. Allo stesso modo: posso parlare ancora di dolore, di paura e via dicendo, ma oggi sono emozioni diverse. Oggi è il dopo cancro e il dubbio che l’ordine o la ragione delle cose non sia così scontato, né automatico mi impone una pausa. Oggi c’è il dolore di un ingiustizia, la paura di un ritorno, lo smarrimento di un non sapere ciò che ha davvero valore, la rabbia di non poter più cancellare questo marchio, la tristezza di avere forse perso qualcosa e la confusione. Tanta confusione. Perché dopo il cancro davvero nulla è stato più come prima del cancro, ma senza di lui il destino oggi diventa una scelta.

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